Le origini.
La fondazione del primo nucleo abitativo risale al periodo romano. Nel medioevo, noto col nome di Pauli, era compreso nel giudicato di Cagliari, nella curatoria del Campidano di Càlari. Nel 1258, dopo lo smembramento del giudicato fu amministrato da funzionari pisani fino al 1324 quando, a seguito della conquista aragonese, fu concesso in feudo. Nel 1348 una grossa epidemia di peste fece spopolare il villaggio di Pauli. Nel 1366 divenne feudatario Guglielmo Canelles, fortemente osteggiato però dalle truppe arborensi che occuparono il territorio fino al 1410. Pauli tornò al regno di Sardegna dopo la battaglia di Sanluri. Nel 1426 il villaggio fu concesso a Dalmazio Sanjust che iniziò un'opera di risanamento grazie alla quale si ebbe un forte sviluppo della cittadina a favore dell'agricoltura specialmente vinicola. In questo periodo il feudatario Dalmazio Sanjust possedeva il villaggio di Pauli col titolo di conte di San Lorenzo.
Successivamente all'abolizione del feudalesimo, nel 1848 Pauli entrò a far parte della provincia di Cagliari divenendo comune autonomo sino al 1928, anno in cui fu accorpato al comune di Cagliari.
Dopo il referendum del 18 novembre 1991 Pauli riacquista la propria autonomia con legge regionale. L'autonomia portò alla perdita di parte del territorio originario che passò da 1.137 ettari a soli 650 ettari, essendo stato privato del territorio corrispondente alla Piana di San Lorenzo in quanto, una striscia di terreno di un comune limitrofo (Selargius) ne interrompeva la cosiddetta continuità territoriale.
Il nome sardo Pauli o Paulli significa palude. Già nel Medioevo assunse il nome di Paùly, prima, e poi quello di Paùli Pirri. Successivamente al 1881 divenne Paùli Monserrato.
Solo dall'11 aprile 1888, con Regio decreto e per volere del Consiglio comunale, assunse il nome di Monserrato, riconducibile alla Madonna di Montserrat presente in Spagna nei pressi di Barcellona.
Il territorio.
Monserrato è situato a sud della Sardegna nella vasta pianura del Campidano. Dista pochi chilometri da Cagliari capoluogo della Regione. Attualmente il Comune di Monserrato è uno dei diciasette comuni della ex Provincia di Cagliari che compongono la Città Metropolitana di Cagliari. Pregiato interesse suscita il vecchio centro urbano in cui si possono ancora osservare le tipiche case campidanesi costruite in "ladini" (mattoni crudi costituiti da paglia e fango) e tufo, caratterizzate dalle bellissime "lolle" (ampi loggiati ) e dagli imponenti "portalis" in legno (portoni) arricchiti da intagli e decorazioni. In ambito economico il territorio del paese era tradizionalmente occupato da numerosi vigneti che contribuivano alla importante produzione di vino. In questo ambito riveste particolare importanza la presenza della più antica Cantina sociale della Sardegna dove un tempo venivano lavorate le uve per la produzione di vini pregiati quali Nuragus, Monica, Moscato, Nasco, Girò.
Ai confini del territorio comunale, (in quella che un tempo era aperta campagna) sorge un importantissimo complesso Universitario con Policlinico universitario ormai punto strategico per la Sanità regionale.
Le tradizioni.
Il costume monserratino ha subito una metamorfosi così profonda nel tempo che risulta difficile individuare con esatezza quello originario. Dalle documentazioni iconografiche non è possibile risalire alla foggia originaria, in quanto l'usanza di vestire i morti con gli abiti più belli, di gala, assieme alla loro unicità ha fatto scomparire gli esemplari migliori. La gerarchia sociale tra le donne, era rigorosamente osservata anche nell'abbigliamento. L'abito di gala indossato dalle ricche proprietarie terriere era detto "su fordallinu" la cui denominazione deriva da "farda" o "fordali"ossia falda, larga striscia che guarnisce la gonna. Completano questo lussuoso abito altri elementi quali "sa camisa" (la camicia) di tela fine impreziosita nel volant del collo e delle maniche, da ricami o pizzi all'uncinetto o ad ago. "Sa scuffia" copricapo di raso color rosso magenta, "su froccu de velluttu", fascia di vellutto nero con frange dorate ricadenti ai lati del viso, "sa lazzada" o "cinta de oru" cinta di gallone d'oro, "su sinzu" un corsetto di broccato o di vellutto, "su velu" il velo di tulle ricamato interamente a mano, "is bottinus" le scarpe, che venivano confezionate proprio a Monserrato da un abile artigiano calzolaio.